martedì 28 aprile 2009

Demolire o smontare?

Oramai la progettazione non si ferma più all'inaugurazione della struttura, va oltre, in modo da garantirne una corretta manutenzione......e ultimamente va ancora più avanti, fino alla fine del ciclo di vita dell'edificio, fino cioè al suo smantellamento.
Per demolire un edificio si parte dall'ultimo piano e per mezzo di grandi pinze pneumatiche viene "mangiato", ove possibile invece si piazzano cariche esplosive in modo tale da far collassare l'edificio su se stesso.
Grazie ai nuovi elementi tecnici, un edificio "esausto" (in media a 30 anni dalla costruzione), non essendo più economicamente vantaggiosa la sua manutenzione o non essendo possibile la sua rifunzionalizzazione, può essere smontato e le sue parti possono essere riutilizzate o riciclate.
Già negli anni ottanta, Foster, realizzò l'Hong Kong and Shanghai Bank in modo tale da poter esser smontato, caricato su una nave e rimontato in un'altro luogo (cosicché se la Cina avesse minacciato l'occupazione della penisola, la banca avrebbe potuto trasferirsi con tutto il suo edificio altrove).

In questo video vediamo una delle ultime tecniche di demolizione sviluppate in Giappone.



venerdì 24 aprile 2009

Eclissi Architettonica

Cito testualmente da http://ilpapua.blogspot.com/

[...]
Non capisco...come si può dormire sapendo di aver costruito male.....

E riporto anche il mio commento di risposta al suo telegrafico post:

Già... l'etica e l'estetica dell'edilizia raggiungono baratri a volte rivoltanti.
Ma non possiamo lamentarci.
E' il normale andamento delle cose, prima si venerava la natura, poi si sono venerati gli dei...ora si venera il denaro.
E così il progettista migliore è quello che rende il progetto il più economico possibile (dal punto di vista monetario....immediato), l'impresa migliore è quella che consegna prima l'edificio (quindi che fa risparmiare soldi)....e quelli che dovrebbero vigilare su tutto l'iter? Naturalmente i migliori sono quelli che si fidano e non fanno controlli (supponendo che siano in buona fede).
Non è colpa di questi individui, è colpa della nostra cultura...
Alla fin fine ognuno fa quello che vuole, se vuoi lavorare così....fallo pure.
Il problema è quello delle responsabilità, quando succede qualche cosa non è mai colpa di nessuno e soprattutto bisogna sempre prima aspettare che succeda qualche cosa perché ci
si smuova.

E' da tempo oramai che provo a scrivere un post su quest'argomento, o più precisamente sul brillio per luce riflessa dell'Architettura, che per quanto magnifica, se priva di "anima", priva di sostanza, non sarà mai niente di più che un miscuglio di materiali e conoscenze (come d'altronde lo è un piatto di carbonara).
Ma ogni volta che ne rileggo la bozza, mi sembra sempre più altezzoso e senza vie di scampo.
Credo servirà molta incoscienza ed insolenza per pubblicarlo, ma prima o poi...

sabato 18 aprile 2009

Il (sottile) confine tra Bene e Male

Dopo il sisma che ha colpito L'Aquila (e dintorni) il 6 Aprile, si è detto e si è scritto (e fortunatamente si è fatto) di tutto.
L'infausto evento è stato di fatti catalizzatore di una serie di mea culpa (di tutti).
Un evento così catastrofico, che oltre a portare via molte vite umane, ha inghiottito anche l'identità di un importante (ed affascinante) città medievale, servirà quanto meno da slancio per una nuova etica di tutti gli addetti ai lavori (e non solo) in tutta Italia.
Ovunque si leggono e si ascoltano discorsi sulla malversazione dell'edilizia Italiana, gli altarini sono saltati, i controlli si intensificano (speriamo che duri).
La distruzione provocata dal sisma ci ha messo di fronte a innumerevoli verità, tra le quali l'estremo bisogno di Architettura, che per esistere tanto per cominciare deve resistere, o meglio, coesistere (volendo sognare sinergizzarsi) con le forze della natura, deve assolvere al primo compito per cui è nata, dare riparo.
L'Architettura deve formare società, fornendo elementi tangibili della propria identità (il vivere in una zona sismica è un forte tratto identitario).

Non dobbiamo dimenticare che L'Aquila è il capoluogo della regione Abruzzo, erano lì le poste centrali, e altri uffici direzionali, ma con Avezzano che preme per diventare provincia e Pescara per diventare capoluogo di regione, si corre il rischio che nasca una specie di faida.
Spero naturalmente di sbagliarmi, o chissà sarebbe la cosa migliore (fermo restando che io le regioni le abolirei).

Il terremoto è stato un evento tanto sconvolgente quanto importante, dal mio punto di vista tutti gli ostacoli sono trampolini verso un qualche cosa di migliore (il solito ottimismo che non mi porterà lontano), non era qualcosa di evitabile, non si può controllare, si può solo stare allerta.

P.S. Accennando alla ricostruzione, la butto lì, visto che l'Abruzzo è la regione verde d'Europa, far diventare L'Aquila la città più ecocompatibile del mondo non sarebbe male.


martedì 14 aprile 2009

(ri)Costruire L'aquila

I tempi sono maturi per pensare al dopo...
dopo il sisma che ha palesato l'indispensabilità dell'Architettura a L'aquila (e non solo).
Non voglio sapere perché è successo, un'idea ce la siamo fatta tutti e tutti in fondo in fondo lo sapevamo che prima o poi sarebbe accaduto.
Siamo tutti complici, perché tutti sappiamo in Italia come si lavora.
Quel che è stato è stato, ma ora?
L'aquila deve tornare a volare, va ricostruita e anche in fretta (a quanto dicono).
Ma ricostruita come? Ripristinando il centro storico come se nulla sia successo?
Non cerco approvazione, ma credo sia giusto che la città porti i segni della nostra incuria, che si formino cicatrici tra medioevale e post-moderno.
Ricostruire L'aquila com'era 2 settimane fa, servirebbe solo a pulire le nostre coscienze, sarebbe ingiusto,falso e diseducativo (troppo indulgente nei nostri confronti).
Non voglio fasciarmi la testa prima di rompermela, ma più di qualcuno vorrà un ripristino fedele del borgo del capoluogo, e non credo proprio di poterlo accettare.

Nella Valle Roveto (dove sono cresciuto) non c'è paesino che non abbia ancora le baracche asismiche costruite dopo il devastante terremoto che nel gennaio del 1915 colpì la Marsica (XI grado Mercalli).
Il "piano di sbaraccamento" prevedeva la loro demolizione non appena l'emergenza fosse rientrata....e invece a quasi 100 anni di distanza sono ancora lì, come monito della potenza della terra e della volontà dell'uomo.
Spero che le "Barracche" (come si chiamano a Civitella Roveto) restino lì ancora a lungo, cosicché possano raccontare per molti anni ancora la nostra storia, le nostre sconfitte, le nostre vittorie (e i nostri bisogni).

venerdì 3 aprile 2009

L'architettura malata

Scusate la mia latitanza, ma gli impegni universitari e non, sono sempre più pressanti...
Recentemente è venuto alla ribalta anche Franco La Cecla (architetto e antropologo).
Le sue tesi e le sue teorie sono più tosto chiare, e sebbene i suoi ragionamenti siano pienamente condivisibili (più o meno pienamente), i suoi consigli per la risoluzione dei problemi dell'Architettura, lo sono molto meno (come sempre a mio avviso), o comunque vanno interpretati.
Non ho il tempo di dilungarmi ne di spiegarvi (e non so neanche quanto ne sarei in grado), tanto la bibliografia è sempre la stessa http://www.google.it.
A volte sembra che il problema dell'Architettura.... sia l'architettura......

PS.
Siamo sicuri che l'Architettura sia così importante?

Siamo sicuri che l'Architettura abbia tutto questo potere?

Siamo sicuri che l'architettura sia Architettura? (azz questa manco Marzullo)


P.P.S.(Sto scrivendo un post da oramai una settimana, di solito ci metto tra i 5 minuti e le 2 ore... spero che ne venga fuori qualche cosa di buono...e spero di avere il coraggio di postarlo..)