giovedì 30 ottobre 2008

Narcisismo Architettonico

Il commento di Andrea al post precedente mi ha fatto sorgere un dubbio Amletico (nel vero senso della parola).
Guardando gli edifici (almeno quelli delle Archistars) è facile risalire all'Architetto che li ha "partoriti", ma quanto è giusto avere uno stile "proprio"? O meglio, come si fa ad avere architetture tanto diverse?
Se L'Architetto è uno "strumento" della società, atto a regolare (e creare) lo spazio antropico, il suo stile dovrebbe rispecchiare la società (che lo ha formato o che lo ospita) e non dovrebbero esserci grandi differenze tra gli stili dei diversi architetti (tanto più con la società della globalizzazione).
Questo per estremizzare, è chiaro che accade di rado, perché ognuno ragiona con la propria  testa e magari partendo (anche) dagli stessi presupposti, si possono raggiungere risultati diametralmente opposti (più o meno condivisibili).
Ma cosa vuol dire "avere uno stile"?....Quanto ha a che fare con l'ego di una singola persona (che sarebbe poi l'Architetto?)?
Magari è solo il manifestarsi di tutto un bagaglio culturale, non personale, ma di tutta "una" società, sulla punta della matita di un Architetto che fa le stesse ricerche, ma con punti di vista (o analizzando aspetti) differenti, rispetto ad un'altro Architetto con un differente "stile".
Ma cosa succede nelle grandi metropoli (e non solo) dove le culture si intrecciano e nascono nuove società (vedi sempre la globalizzazione)?
A rigor di logica si creano nuovi "stili", che però essendo sporadici e mescolati fra di loro, divengono difficilissimi da gestire e da analizzare.




lunedì 27 ottobre 2008

L'Architettura Economica

Non voglio parlare di case fai da te o di edifici di paglia e fango.
Voglio parlare di progettazione, spero di buona progettazione e di buoni edifici.
(magari quanto segue ci aiuta anche a capire l'architettura pornografica)

Penso che per progettare bisogna affidarsi alle 3E (solitamente seguite dalle aziende, in special modo quelle pubbliche): Efficienza, Efficacia ed Economicità (io l'ho imparato in un tirocinio sulla progettazione e gestione ospedaliera che naturalmente non mi fa fruttato neanche un punto di credito, ancora rosico)... 
L'Efficienza sarebbe il massimo rapporto tra i risultati ottenuti e i mezzi impiegati per ottenerli. (in fisica efficienza=potenza in uscita/potenza in entrata e questo rapporto è compreso tra 0 e 1 per la legge della conservazione dell'energia prendendo in esame un sistema chiuso); potremmo (semplicisticamente) dire che in architettura l'efficienza è il rapporto il costo dell'edificio (inteso come capitali utilizzati per la costruzione, la manutenzione e la gestione nonché lo "spazio" occupato, ecc) e il giovamento che se ne trae (la rispondenza delle funzioni rispetto ai bisogni reali, gli introiti monetari, la durabilità fisica e metafisica, la soddisfazione degli utenti intesi anche come chi subisce l'edificio).... spero di essere chiaro ...AIUTATEMI
L'Efficacia è il raggiungimento con successo degli obbiettivi prefissati.....che a volte coincidono solamente con la "visibilità" (la risonanza sociale e culturale dell'edificio). Che l'edificio produca l'effetto voluto e magari anche di più tramite varie sinergie.
Per Economicità non intendendo lo spendere poco, ma lo spendere bene, utilizzare tutti gli spazi (possibilmente creare solo spazi utili che in termini architettonici è molto diverso), costruire in modo da aver bisogno di poca manutenzione (ma potrebbe anche convenire costruire qualche cosa che duri solo pochi anni), risparmio energetico, risparmio di tempi.
Quindi essere ECOnomici vuol dire utilizzare in modo efficiente le risorse a disposizione (spazio, conoscenza, capitali e perché no contesto), raggiungendo in modo efficace gli obbiettivi (pubblicità, cultura, lucro, benessere, riparo, ecc)
L'edificio deve avere la migliore "configurazione energetica" possibile (non solo in senso fisico)

Dobbiamo essere ECONOMICI, che in senso di "forma" architettonica vuol dire costruzioni a "bassa complessità" quando c'è poco da dire e molto da fare e costruzioni "complesse" quando si ha poco da fare e molto da dire.

giovedì 23 ottobre 2008

Abitare il centro commerciale

Oggi con Domo si dibatteva del post precedente e sui LandMark (invece di stare a lezione di restauro) e le varie divagazioni ci hanno portato ai Centri Commerciali, che oramai (soprattutto in Lazio e in Campania) pullulano, nonostante i (relativamente) pochi clienti.
Per spiegarvi come ci siamo arrivati ai centri commerciali ci vorrebbero altri 3 post, vi risparmio (per ora).

Al 5° caffè, improvvisamente, un' intuizione!

"Siamo passati dalla società industriale a quella commerciale, magari i centri commerciali diverranno obsoleti o superflui, e si creerà un archeologia commerciale."
Se dopo una serie di eventi, i magazzini industriali sono diventati Loft, non è che una volta finito questo consumismo selvaggio (per ipotesi, se mai dovesse finire)  ci troveremo ad avere (a patto di un'alta domanda abitativa) appartamenti negli (ormai) ex-centri commerciali?
Certo capisco che le strutture che li accolgono non sono assolutamente fatte per durare e che tutto il discorso stenta a stare in piedi, ma mi sembra un'ipotesi affascinante.
Quelli più grandi potrebbero diventare tipo città nella città, con i servizi base direttamente al loro interno, tipo Residence Metropolitani.
C'è anche da dire che la riconversione risulterebbe ben più complicata rispetto a quella dei magazzini del 1800 a causa dell'elevata specializzazione raggiunta da questi enormi LUOGHI (continuo a fare a cazzotti con i "non luoghi" di Marc Augè), ma confido nella loro naturale e genetica "flessibilità".

So di essere un pazzo e un visionario, ma vorrei vedere voi a bere 5 caffè dalle macchine automatiche di Valle Giulia.

Nell'immagine la bandiera proposta da Koolhaas per l'Unione Europea

mercoledì 22 ottobre 2008

Verso un architettura!...non ipogea...però ca**o


Nei commenti al post precedente, per chi non li avesse letti, si è, tra le cose, parlato di quella che ormai a noi piace definire architettura "pornografica" portando tra gli esempi l'architettura stravagante degli MVRDV a Madrid (il Mirador) in contrapposizione ad un'architettura spagnola più discreta e meno invasiva.

Questo edificio è un ottimo esempio di quella che mi sembra stia diventando una tendenza diffusa, un architettura pornografica, a prescindere da stile e "agghindamento", nella sua scala.
Un'architettura che sembra avere la pretesa di risolvere il problema di una periferia anonima grazie al suo salto di scala rispetto al contesto (Voglio precisare che le mie osservazioni si riferiscono esclusivamente alla sua scala rispetto al contesto,trovo altresì l'edificio molto interessante per molteplici motivi). Mi sembra voglia proporsi con la sua immagine come elemento di identità per il quartiere.Ma può una sola immagine, per quanto visibile, diventare elemento identitario per una comunità, senza essere accompagnata da una funzione sociale o di memoria storica o non so cos'altro?O un edificio residenziale, per quanto interessante, rimane sempre e solo un edificio residenziale, al massimo capace di diventare un elemento utile al solo orientamento?
Il progetto sembra essere un travisamento della cultura della congestione di koolhaas (ma di questo non sono per niente certo, la sto approfondendo in questo periodo).
Penso che per riqualificare le aree metropolitane delle nostre città sia più auspicabile trovare soluzioni ripetibili e che non presuppongano la loro unicità.

Questo edificio è esemplificativo di un modo di fare architettura oggi, dove la visibilità è tutto. Se non sei visibile non esisti (vedi proliferazione di blog personali e social network) e molti architetti , complici le amministrazioni committenti, hanno la presunzione di impiantare i loro arroganti e alieni totem autoreferenziali senza pensare che questi verranno poi subiti per decenni da una miriade di persone.

Il mio discorso è provocatoriamente esasperato, e non penso certo che dovremmo fare solo architetture ipogee, penso solo che sia importante fermarsi a riflettere su quanto e in quali casi sia lecito fare interventi di landmark.

P.S. L'idea di collegare la terrazza del 12 piano del Mirador direttamente a terra per renderla accessibile al pubblico sembra sia stata abbandonata.

Adesso torno a leggere topolino...

domenica 19 ottobre 2008

Maledetti Architetti

Oggi non mi va di scrivere, ho beccato l'influenza e il tip tap delle dita sulla tastiera rimbomba nella mia testa provocandomi malessere diffuso.
Ho quindi deciso di postare un link relativo ad un video di uno spettacolo di Beppe Grillo (non che io lo stimi troppo), guardatelo con gli occhiali da sole e con i paraorecchie. 
Non sono d'accordo con tutto quello che dice e spero che neanche la maggior parte della popolazione mondiale lo sia.
Ma si sa che il suo mestiere è esasperare tutto (a volte informando, a volte disinformando), quindi dandogli il giusto peso, potrebbe tornarci utile.



Su una simile lunghezza d'onda è Tom Wolfe, autore di Maledetti Architetti, dal Bauhaus a casa nostra, edito da Bompiani.
Un libricino facile da leggere tanto quanto da dimenticare, ma che è un input che i "fruitori"(come li chiamiamo noi) ci mandano, sta a noi coglierlo e smistarlo.

giovedì 16 ottobre 2008

Matita V.S. Mouse

I tecnigrafi escono fuori produzione, mentre i programmi di disegno computerizzato assistito la fanno da padroni.
Ed io alla prima lezione di Lab. di Urbanistica mi sento dire che con tutta probabilità le tavole andranno redatte a mano...........
un attimo.... stiamo scherzando?..
non mi sento di criticarlo come metodo d'insegnamento (apprendimento), ma almeno non dateci da fare tavole in A0 (mondo crudele).

So di essere spietatamente di parte, avendo imparato prima a disegnare al computer e solo successivamente a mano (non credete, sono discreto anche riga e squadra hehe), ma credo che l'aiuto del disegno assistito (vettoriale o raster) sia stato male interpretato da alcuni nostri professori, legati ancora a dettami imposti dal "vecchio" mezzo di rappresentazione.
Gli edifici che si erigevano nell'antichità, erano anche frutto del modo di progettarli (rappresentarli), lo stesso per il medioevo, lo stesso per gli edifici moderni.....
Le tecniche di rappresentazione (credo) abbiano influenzato il progetto più di quanto non abbia fatto la teoria compositiva (le tecniche costruttive sono un'altro discorso).
Il progetto del XXI° secolo non può seguire i dettami del tecnigrafo, della riga e della squadra..... bisogna cogliere le possibilità offerte dai nuovi strumenti, che ci permettono di controllare cose neanche concepibili solo 40 anni fa.
Se il disegno è una protesi della nostra mente, gli strumenti di disegno (tutti), sono l'interfaccia tra i nostri pensieri e il disegno (e lo influenzano naturalmente), modificano il nostro disegno e la nostra progettazione.
Sicuramente il disegno computerizzato ha ancora bisogno di affinamenti e di qualcuno che sappia davvero insegnarlo.
Ci saranno innumerevoli incidenti di percorso, poter fare tutto (grazie anche alle evoluzioni tecniche generali), pone grandi difficoltà, la libertà è complessa, più si è liberi (si parla di tempi più che altro) e più si può sbagliare.

Naturalmente la matita resisterà, come primo approccio al progetto, ma per quanto ancora?

mercoledì 15 ottobre 2008

Sul mestiere dell('EX)Architetto

Ieri ero a lezione di Laboratorio di Restauro (naturalmente sono arrivato con 1 ora di ritardo), entrato in aula e preso posto, subito mi si sono girate le budella. 
Il prof. (giustamente) tuonava:"basta con lauree tipo Architettura del Paesaggio, Scienze dell'architettura, Architettura del Restauro, Architettura di questo e Architettura di quest'altro".
Questo è un discorso trito e ri-trito, l'architetto tende (come già ha fatto l'ingegnere), a specializzarsi sempre più in un' unica materia (o in un solo aspetto della singola materia), e molti temono che si perda di vista il progetto generale (non inteso in senso edile).
Arriveremo ad avere l'architetto delle scale, l'architetto dei garage, l'architetto del bagno (cosa che per altro in USA si sta già verificando).
Credo sia una normale evoluzione del mestiere, oramai gli studi di progettazione (all'estero) arrivano ad avere 100 e più architetti, non che tutti lavorino alla stesso progetto, e tantomeno tutti possono seguire il progetto dall'inizio alla fine, e per primeggiare e far valere loro ragioni hanno bisogno di specializzarsi, di dar giustificazioni inappellabili (tipo avvocati).
Si potrebbe pensare che almeno una manciata di Architetti, ai vertici in ufficio, loro si, loro facciano architettura.
Ma neanche per sogno, loro magari indirizzano la progettazione, cercano di tirare acqua al loro mulino, ma di sicuro non riescono a fare architettura.
Nessuno può seguire il progetto dal rilievo alla costruzione (anche a causa della normativa ahimè indispensabile), e così penso si perda qualcosa.

Certo la divisione di specializzazioni che facevo prima è piùttosto semplicistica (spero), ma è un rischio che corriamo, ritrovarci a disegnare bagni per 10 anni.........
........."SOB".......
..... hehehhe

domenica 12 ottobre 2008

La pubblicità?ha bisogno di pubblicità

Un interessante articolo apparso su job24.ilsole24ore.com, di Nikos A. Salingaros, mi trova d'accordo su alcuni punti e in disaccordo su altri (certo lui è più catastrofista di quanto in non sia mai stato).

Uno dei punti su cui ho voluto riflettere, è quello relativo al fatto che molte archistar si rivolgono ad Agenzie di Relazioni Pubbliche.
Non ritengo certo la cosa scandalosa, soprattutto con i tempi che corrono e la concorrenza serrata.
Le pubbliche relazioni sono una parte importantissima del mestiere dell'Architetto.
In passato la pubblicità se la facevano da , a corte, in piazza e con le loro opere, ora non è più così semplice (semplice per modo di dire).
Oggi l'Architetto deve farsi conosce ad una platea più vasta (dipende dal suo target)... quindi la lotta si combatte a colpi di pubblicazioni (a volte inutili), di comparsate in trasmissioni televisive (spesso inutili), di Conferenze (a volte inutili).... ma è la legge del mercato; oggi un architetto di Fregene, può ritrovarsi a vincere un concorso a Santiago del Cile (ma deve sapersi pubblicizzare) .  
Grazie alle nuove tecnologie e alla globalizzazione la cosa si fa molto più sottile, non bastano più 2 chiacchiere con la persona giusta (o almeno lo spero)
Nell'articolo sembra si parli quasi di raggiro nei confronti delle genti (anche se soprattutto per una serie di altre ragioni).
Credo che le Architetture (che sono pubblicità sia per il loro Committente che per il loro Architetto), abbiano bisogno esse stesse di "bucare di più lo schermo".....cioè... anche gli edifici devono rivaleggiare sull'ambiente internazionale (quelli con questa vocazione).... di conseguenza le forme divengono sempre più aliene, strane, assurde.... perché altrimenti passano inosservate.
E così gli edifici della globalizzazione saranno sempre più come una ragazza (magari bella), ma decisamente troppo truccata, e le ragazze che arriveranno dopo di lei, si truccheranno sempre più, per essere più visibili (e magari rubare il pubblico alle altre).... e voi tutti sapete cosa sembra una ragazza che si trucca troppo.

Magari l'architettura pornografica è proprio questa (scusate non ho approfondito Koolhaas, lascio il dubbio).

Fortuna che c'è ancora qualcuno che le ragazze le preferisce acqua e sapone.

Indagherò....





sabato 11 ottobre 2008

"........il cielo è certamente libero:.....andremo via per di là."


Come tutti saprete, Dedalo è l'incarnazione mitologica dell'Architetto (e non solo a dire il vero).
Riassumo brevemente (e pedestremente):
Dedalo è un artigiano (architetto, scultore, inventore, ecc.. roba di Techne greca insomma) che per invidia butta giù da una rupe il suo giovane nipote Acalo (che a soli 12 anni aveva già inventato il compasso e la sega in metallo).
Acalo però viene tramutato da Atena in uccello e così si salva, trasformandosi in Pernice.
Accusato di omicidio Dedalo viene esiliato e si trasferisce a Creta mettendosi alle dipendenze del re Minosse che nel frattempo aveva fatto un grave screzio a Poseidone (una questione di sacrificio di un toro bianco), il quale per punirlo fa innamorare sua moglie del toro in questione.
Il primo "incarico" di rilievo (mitologico) viene affidato a Dedalo proprio dalla moglie di Minosse, che gli commissiona una mucca di legno nella quale essa potesse entrare (immaginate per quale motivo). Dall'unione della regina con il toro, nasce il Minotauro. Ecco che a Dedalo viene commissionato il famoso Labirinto ove nascondere il mostro. L'architetto tra un progetto ed un'altro si era dato da fare con una serva di Minosse e aveva avuto un figlio, Icaro (un po' scapestrato), ma pur di tornare ad Atene sarebbe stato disposto a darlo via come servo.
Il re per far si che i segreti conosciuti da Dedalo non fossero svelati ai nemici (e anche perché aveva consigliato ad Arianna di dare a Teseo il gomitolo, con il quale, una volta ucciso il Minotauro poté trovare la via d'uscita del labirinto), lo rinchiude nel "dedalo", progettato talmente bene, che neanche il suo creatore ne conosceva l'uscita.
Per fuggire dalla prigionia Dedalo costruisce delle ali, con cera e piume, e raccomanda al figlio di non volare ne troppo in alto, ne troppo in basso. Mentre erano in volo, lontani da Creta, Icaro preso dall'ebrezza del volo, si avvicina troppo al sole, che sciolse la cera che teneva assieme le piume delle sue ali e precipitò in mare. Dedalo dopo averlo sepolto ode il cinguettio (le risa) di una Pernice.
Si trasferisce in Sicilia, dove viene scoperto da Minosse (che lo cercava per vendicarsi), ma le figlie del re locale lo salvano, uccidendo il re miceneo.
Poi si trasferisce in Sardegna (chiamalo fesso) dove morirà di vecchiaia.

Capisco che il mio riassunto sia molto fiacco, ma se volete saperne di più:


Ovidio, Metamorfosi VIII, 183 (credo)

Bé, i miti sono stati scritti per avere interpretazioni (personali), e mi appassionano fin da piccolo.
Immaginate la mia sorpresa nello scoprire un "graffito" (graffio) rappresentante Icaro e un'altro tizio, intenti a raccogliere grappoli d'uva (eseguito niente popò di meno che da Guttuso), sulla facciata della mia facoltà (Valle Giulia, Roma).
Il graffito fu eseguito nel '68 durante l'occupazione e sembra che a spingere il maestro Guttuso a donarci quest'opera fu uno dei gruppi studenteschi che c'erano a quel tempo in facoltà chiamati "Uccelli" che se ne andavano in giro cinguettando e fischiettando come uccelli (appunto).

Per maggiori info:


Con l'introduzione del graffito di Guttuso, aggiungerei anche la storiella della Volpe e l'Uva di Fedro. 

A questo punto, il mito dell'architetto è Dedalo? Icaro? Acalo? o il tizio che mangia sorridente l'uva bassa?

"Possono precludermi il mare e la terra,
ma il cielo è certamente libero:
Andremo via per di là."
                                         Dedalo
                            Ovidio, Metamorfosi VIII 



venerdì 10 ottobre 2008

Carta igenica o Traveller's Cheque?

Oggi voglio lamentarmi delle riviste di architettura.
Nella mia lunga carriera da studente (bè a quest'ora dovrei essere laureato) ne ho sfogliate di tutti i tipi, formati e colori.
Tant'è che posso catalogare la mia vita accademica in base alle riviste che compravo (belli sordi) e che consideravo "migliori".
I primi 2 anni sono stati dominio indiscusso di Casa Bella (che sicuramente tutti conoscete).
Il 3° anno sono passato a Progettare:architettura,città e territorio (economica ma discreta), a Costruire (molto tecnica e molti approfondimenti normativi) e a L'Architettura (piena di spunti ma finito di sfogliarla mi girava sempre la testa, bò e comunque credo non esista più).
Il 4° è stato l'anno di Archetipo de "il sole 24 ore" (con parecchi dettagli tecnici, molto "professionistica" diciamo).
Per il 5° anno ho scelto The Plan (sporadica nell'inserire progetti di mio gradimento, ma complessivamente completa) e Costruire in Laterizio (astenersi non amanti del mattone facciavista).
Di sicuro ho sempre stimato Detail (leggasi deteil, credo, è tedesca), L'Arca, Materia e XY, ma sono più di approfondimento e comunque ho avuto poco a che fare con loro..

Metto all'Indice invece (almeno per quanto riguarda l'edilizia) Domus,  Ottagono e AD (anche se dalla grafica molto accattivantenon ho mai trovato cose che mi interessassero, o le ho semplicemente comperate sempre al momento sbagliato).

Oggi come oggi non saprei a che santo votarmi, un po' tutte mi hanno deluso, chi per conservatorismo, chi per voler essere troppo alla moda (sicuramente sono io che sono una capra) 
Nessuna rivista cattura più la mia attenzione come un tempo, non mi ammaliano più (maledetta disillusione).... magari è colpa di internet e delle e-Zine (ma di questo parleremo in altri post), o è solo che mi sono buttato più sui libri (le riviste oltre ad un sacco di denaro, portano via anche un sacco di tempo).

Una cosa è certa, le migliori non sono certo a buon mercato e a volte non valgono la carta sulla quale vengono stampate (la butto lì, per lamentarmi un po').

Queste sono come sempre (lo ribadisco) valutazioni mie, personali. 
E poi c'è anche chi adora Brava Casa e sopravvive.

Per sentire anche la vostra (visto che i commenti languono) ho deciso di fare un sondaggio (è nel form quì a destra) giusto per vedere se esistete..

A presto


mercoledì 8 ottobre 2008

OUT THERE: Architecture beyond building

Cito dal sito della Biennale di Venezia:
"Betsky indica “quello che dovrebbe essere un fatto ovvio: l’architettura non è ‘il costruire’. L’architettura deve andare oltre gli edifici perché gli edifici non sono una realtà sufficiente. Sono grandi e dispendiosi accumuli di risorse naturali difficilmente adattabili alle condizioni sempre mutevoli della vita moderna”. “Gli edifici sono perlopiu brutti, inutili e dispendiosi. Eppure l’architettura è bella - dice Betsky"
Bé..ha detto tutto lui... è ovvio! l'architettura non è il costruire....pirla io che l'avevo pensato anche solo per un istante....(ad esser sincero questa cosa aleggiava anche nell'aria di qualche lab. di progettazione che ho seguito)
Eppure ero convinto che una cosa del genere si chiamasse scultura...Quindi l'Utilitas di Vitruvio era una menata... Ci sono stati valanghe di Architetti scultori e/o pittori, ma credo non si sarebbero mai permessi di dire una cosa simile....
Questo è il "Less is more" Miesiano portato alle estreme conseguenze (credo non fosse neanche balenato nella testa del buon Ludwig Mies van der Rohe di applicarlo alle funzioni, a tutte poi)....
Sembra quasi una damnatio memoriae del funzionalismo....Frank Lloyd Wright disse:"la forma viene dopo la funzione"(1901), e Le Corbusier definì la casa una "macchina per abitare" (1927).

Non sono mai stato grande fan della Biennale di Venezia (magari perché non mi piace spostarmi, Roma è lontana da Venezia, non solo geograficamente, fortunatamente)... e questo non mi fa di certo cambiare idea (tutt'altro).... e io che ero rimasto allibito da "VEMA" (la Puriniana città presentata alla scorsa biennale)... sono capaci di farmi rimpiangere cose che mai avrei pensato di dover rimpiangere (quantomeno riescono a stupirmi)..
Già c'è caos architettonico nella matita e nella mente di molti studenti d'architettura (e sventurati quelli che non cel'hanno, non la matita, il caos).. e una delle più autorevoli manifestazioni del mondo (spero di sbagliarmi).. si presenta con L'architettura oltre l'edificio?.... 
Sono d'accordo che tra l'architettura e la scultura ci sia un legame forte (magari inscindibile)... ma così si fondono in un unico ed enorme BO...
Sicuramente la mia conoscenza della materia è frammentaria e vaga, ma con questi input, non credo che mi aiutino molto.
Spero di essermi lamentato a sufficienza....per ora


Io e il mio blog

.... non mi piace scrivere e non sò farlo...
Quale migliore premessa per innaugurare un blog?
Non sò perchè voglio iniziare (e neanche quanto durerà),
magari perchè lo fa il protagonista di Californication (suo malgrado),
più probabilmente perchè mi piace lamentarmi (e scrivere tra parentesi).

In questo blog (del quale l'umanità intera sentiva proprio il bisogno), voglio lamentarmi della materia che studio, L'Architettura (quella con la " L' " maiuscola, chi vuole intendere intenda).
Perchè sono 5 anni che cerco di ragigungerla, ma lei mi sfugge sempre dalla matita, ad ogni revisione, ad ogni libro o rivista che sfoglio, ad ogni chiacchierata con qualche collega (e non).
Ultimamente soprattutto, guardando una sconfinata distesa di libri, riviste, PDF e appunti tutti inerenti all'architettura e tutti equalmente indispensabili (ma totalmente insufficienti) alla sua comprensione, mi chiedo se esista davvero questa materia. Magari è solo un'invenzione per vendere stampe, riviste e libri (rigorosamente patinati).
Potrebbe essere una cosa tipo UFO, o fantasmi, che c'è chi giura di averli visti, chi ride di loro....
.......e in mezzo, credo che ci siamo noi...gli studenti di architettura ( o studenti di L'architettura).
Oggi ho notato una cosa interessantissima, gli architetti hanno tutti almeno una giacca di velluto beige o marrone a costine....mhmh.. che sia un 
caso... o magari un'uniforme....
Indagherò...