Condivido con voi una "nota/consiglio" di
Andrea Parenti, persona che stimo molto.
In questi ultimi mesi molti degli studenti con i quali ho avuto il piacere di confrontarmi durante i corsi di Laboratorio di Progettazione I e II di qualche anno fa si sono laureati o si stanno laureando.
Non so cosa possiate aver imparato in tutti i corsi che avete frequentato e che cosa è vi è rimasto di questa esperienza universitaria. Avrete sicuramente letto molti libri e ascoltato milioni di parole dentro quella facoltà così ricca di “professori” e così povera di architetti. Non voglio avere certo io la presunzione di dirvi cosa è l’architettura o di insegnarvi qualcosa: ci sono già troppi che pontificano e sentenziano e francamente io sono l’ultimo a poterlo/volerlo fare.
Voglio solo dirvi dove io cercato e trovato l’architettura o dove invece non l’ho trovata:
non ho trovato l’architettura nei dipartimenti universitari, nelle barbe polverose di baroni pronti solo ad autocelebrarsi;
non ho trovato l’architettura negli sterili fiumi di parole di libri scritti per catalogare ed ingabbiare in categorie astratte ciò che, credo non sia e non debba essere catalogato;
non ho trovato l’architettura negli aperitivi fighetti e nei salotti intellettuali, nelle conferenze o nelle “lectio magistralis”;
non ho trovato l’architettura sui manuali e nei saggi di chi troppo saggio non credo che sia;
non ho trovato l’architettura varcando la soglia di entrata della facoltà e quando ho preso l’uscita ho avuto la netta sensazione che mi avessero “fregato”.
Non ho trovato l’architettura dietro i banchi, né davanti a una lavagna, non dentro certe aule e non lungo certi corridoi.
Non ho trovato l’architettura dentro un computer.
Non ho trovato l’architettura tra sciocchi collezionisti d’architettura che girano il mondo per fotografare senza vedere, le opere pubblicate sulle riviste patinate, per poter poi vantarsi e mostrare le foto ad amici e studenti.
Non ho trovato l’architettura in un aula magna il giorno che mi hanno consegnato un foglio di cartoncino che ho riposto in un cassetto e mai più tirato fuori.
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Ho trovato l’architettura nello sguardo ostinato di un vecchio alto e curvo che, “pietra preziosa”, regalava passione e spaccava plastici.
Ho trovato l’architettura in un professore che non ho mai avuto, che da dietro il suo farfallino sparava bordate e scagliava libri economici pesanti come pietre.
Ho trovato l’architettura, guardando il mare e respirando profondamente il vento che portava.
Ho trovato l’architettura nelle poesie e nei romanzi che ho letto.
Ho trovato l’architettura ascoltando un brano jazz mentre tornavo a casa in macchina.
Ho trovato l’architettura fumando una sigaretta da solo in balcone mentre guardavo un cielo che schiariva.
Ho trovato l’architettura nei miei passi mentre ammiravo stupito e stupido, gli spazi creati da un uomo a cui è scoppiato il cervello.
Ho trovato l’architettura tutta sparsa intorno a me quando ho deciso di chiudere con decisione un inutile polveroso manuale.
Ho trovato l’architettura nello sguardo innamorato di una donna.
Ho trovato l’architettura nel brevissimo istante che segue il risveglio da un terribile incubo nella notte.
Ho trovato l’architettura nel legno di una barca pronta a portarmi su qualche altra riva.
Ho trovato l’architettura nelle mie scarpe bagnate dopo un temporale di fine estate.
Ho trovato l’architettura nel coraggio di non accontentarmi di quello che mi sentivo dire.
Ho trovato l’architettura nelle parole di Ulisse nel XXVI canto dell’inferno della Divina Commedia.
Ho trovato l’architettura nell’ostinata razionalità con cui Goethe ha riconosciuto l’irrazionalità delle cose.
Ho trovato l’architettura quando io l’ho cercata e non quando me l’hanno tirata addosso.
Ho trovato l’architettura, ma ogni volta che credevo di averla in pugno non c’era già più.
Non troverò più l’architettura quando la cercherò tra l’architettura e non nella vita.