giovedì 3 dicembre 2009

Quando la gente non soffre la fame, perde tempo in tante stronzate (Domo)

marchetto scrive:
 be', ma non metti un nuovo post??
 Dai su, impegnati...
 la lavatrice comincia ad essere fuori moda
MaurizioArturo scrive:
 hahaha
 vero c'ho anche altre 2 foto di quel grande catalizzatore architettonico che è la lavatrice
 stavo pensando a una frase di Purini che secondo me non è male
marchetto scrive:
 dimmi dimmi...
MaurizioArturo scrive:
 dice tipo che le domande sull'architettura sono molto utili per chi risponde,
 perchè ogni volta che rispondi ad una domanda sull'architettura capisci un po' più di te stesso
 che non mi sembra affatto sbagliato
marchetto scrive:
 assolutamente no,ed aggiungerei che le domande vanno fatte a voce alta
 non solo pensate come fanno in molti
 io me so letto mezzo junk space
 è spettacolare
 smuove i pensieri
MaurizioArturo scrive:
 come fa sempre koolhaas
marchetto scrive:
 io invece stavo pensando ad una frase geniale di Renzo Piano
 "Quello dell'architetto è un mestiere così delicato e pericoloso non solo per chi lo pratica ma anche, direi soprattutto, per gli altri"
MaurizioArturo scrive:
 non la conoscevo sai
marchetto scrive:
 Potrebbe sembrare scontata, ma in realtà non lo è perchè effettivamente mette in evidenza quanta responsabilità ci spetta
 spesso relatà difficili di interi quartieri e quindi di alcune parti della società sono macchiate dalla nascita,proprio a causa del contesto in cui vivono, mi viene in mente Scampia, o il gregottiano-puriniano Zen
 sono fallimenti colossali che credo andrebbero puniti, perchè quotidianamente incidono sulla vita e sulla cattiva educazione di migliaia di persone
MaurizioArturo scrive:
 bè però non è solo colpa degli architetti
marchetto scrive:
 sicuramente no, ma la fetta di colpa che abbiamo è abbondante
 almeno a parer mio
MaurizioArturo scrive:
 neanche troppo del progetto (che non è solo figlio degli architetti).
 Comunque l'edilizia residenziale del 70/80 è stata tutta un fallimento (a differenza della disco-music)
 ma non è mai stata realizzata secondo il progetto, più tosto secondo parametri speculativi
marchetto scrive:
 sicuramente hanno inciso fortemente, ma credo che in taluni casi non si siano battuti a dovere affinchè cio nn succedesse,
 questo si nota da quando questi personaggi riparlano del progetto e continuano a dire che ha delle forti potenzialità,
 secondo me in certe circostanze bisognerebbe ammettere l'errore
MaurizioArturo scrive:
 già
 proprio sta mattina pensavo che il problema è l'astrazione del contesto, a questi progetti avulsi dal luogo di costruzione.
 il problema è che se prima il dibattito architettonico era limitato dai sistemi di comunicazione (non parlo della trattatistica, ma del discutere come stiamo facendo noi ora), quindi era legato al massimo a qualche corrispondenza, ora si parla con gente all'altro capo del mondo come se si stesse seduti allo stesso tavolino in un bar
 e credo che l'architettura è quella che ne ha subito di più le conseguenze
marchetto scrive:
 si, concordo
MaurizioArturo scrive:
 portando in luoghi dove questa smaterializzazione delle distanze non c'è, questo nuovo status di comunicazione
marchetto scrive:
 hai perfettamente ragione
MaurizioArturo scrive:
 e quindi è sempre più facile sbagliare
marchetto scrive:
 si perchè il dialogo vero è quello faccia a faccia in cui ci si parla anche attraverso gli sguardi, i gesti quello che viene chiaamto da Madonna "body language", internet annulla tutto questo, tende all'isolamento, la famosa "rete" finisce per essere una trappola piu che una connessione
MaurizioArturo scrive:
 si ma c'è anche la webcam, o gli avatar di second life
 hahaah
marchetto scrive:
 haahhaha
 hai ragione, e che ancora li conosco poco
 nn ci avevo pensato
MaurizioArturo scrive:
 è un problema di differenti modalità di comunicazione
 c'è chi si affida al sistema vocale/gestuale, chi sta sel sistema epistolare/trattatistico, e chi sta su un'altro piano, quello virtuale
marchetto scrive:
 si, e dunque di capirsi e quindi di produrre soluzioni vere, reali, calzanti con il contesto e lo spirito del luogo
MaurizioArturo scrive:
 ma anche con lo spirito delle persone
marchetto scrive:
 gia
MaurizioArturo scrive:
 a questo punto sembra che il problema sia la differenza di raggio della comunicazione
marchetto scrive:
 forse piu che il problema un problema
MaurizioArturo scrive:
 si si infatti  
 il rischio assolutista è sempre dietro l'angolo
 forse se fosse più omogenea questa cosa, i progetti non sarebbero così avulsi dal contesto
marchetto scrive:
 di certo sarebbero migliori, ma un altra fetta del problema credo sia la non bontà del metodo progettuale...
 ma questa è un'altra storia che richiede un'altra chiacchierata




7 commenti:

domo ha detto...

Mi compiaccio di aver azzeccato il titolo prima ancora di aver letto il post! :)
Senza dubbio formulare una risposta è molto utile, ti costringe a fare un lavoro che altrimenti non faresti.
Penso che sia altrettanto vero che l'architettura sia "pericolosa" in quanto l'unica arte di cui non si può decidere di non fruirne. Se un architettura ti piace puoi decidere di andarla a vedere ogni volta che vuoi, ma se non ti piace e malauguratamente si trova sul tragitto che fai quotidianamente, o peggio è l'edificio in cui lavori o in cui vivi sei comunque costretto a subirla.
Come una volta (forse) ha detto Maurizio l'architettura non dovrebbe essere eclatante, evitare picchi le può evitare di essere terribilmente brutta!
Su Scampia sono d'accordo, certe responsabilità vanno ammesse e devono essere chiare, anche se il luogo, con le sue caratteristiche socio economiche e culturali, incide molto in questo caso; penso ai quartieri spagnoli, dove con una tipologia totalmente diversa si hanno comunque problemi simili.
Non mi è del tutto chiaro il discorso sulla smaterializzazione delle distanze nella comunicazione e le sue conseguenze in architettura.
Anche i luoghi fisici non sono più lontani come un tempo, le distanze si sono assottigliate, il mondo è quasi un grande paese visitabile, e se non è visitabile realmente lo è comunque virtualmente grazie alla televisione.
E in ogni caso perché questa differenza, tra le distanze nella comunicazione e nei luoghi dove si costruisce un edificio, renderebbe più facile sbagliare?

Maurizio Arturo ha detto...

Avrei tanto voluto vedere l'unità d'abitazione orizzontale di Libera a Scapia...dite che avrebbe funzionato bene come è successo a Roma (al Quadraro se non sbaglio)?

Che il progresso nei trasporti abbia avuto radicali ripercussioni sull'architettura e sul suo linguaggio è palese, ad esempio spesso i moduli strutturali degli edifici sono ricavati da quelli necessari ai loro parcheggi interrati...oppure si può pensare agli sterminati parcheggi all'aperto degli shopping mall...o ancora al fiume del ferro che divide le nostre città (che per rendere vicini 2 punti rende più lontani 2 piani), sopraelevate, tunnel, aeroporti, ecc..

Per quanto riguarda la comunicazione il processo è esattamente l'opposto, le infrastrutture (fisiche) necessarie possono essere collocate in luoghi distanti da quelli di reale utilizzo, anche se non ha senso parlare di distanze, perchè una volta "online" sono raggiungibili da qualsiasi parte della rete istantaneamente.
I terminali della rete poi richiedono pochissimo spazio, ed eccetto gli internet point (e le sue declinazioni in internet cafè e simili) non ci si è ancora avvicinati ad una unità ambientale specifica (dovuta anche alle poche esigenze).

Non vorrei esagerare nella digressione che rischia anche di essere fuori tema.
Volevo dire che siamo in un epoca di cambiamenti, con l'e-busines potremmo anche non aver più negozi volendo, quelli di generi alimentari potrebbero essere i primi a sparire, con una spesa che arriva direttamente a casa....
Il cambiamento più significativo sarebbe quello di vedere le città piene di magazzini....che occuperebbero però molto meno dei negozi al dettaglio...le vetrine si trasferirebbero sulla rete.

So che sto divagando, ma le possibilità sono veramente infinite.
Potremmo buttare nel calderone anche i social network e le comunicazioni istantanee.

Queste sole 2 "innovazioni" messe assieme, (portate alle estreme conseguenze) darebbero come risultato una città "priva" di piazze, passeggiate, spazi di ritrovo, centri commerciali, cinema; o più realisticamente una pesante modificazione di questi.

Ma la realtà è che non tutti si omologheranno a questi cambiamenti simultaneamente, quindi progettare un'architettura seguendo questi dettami sarà un fallimento plateale.

Anonimo ha detto...

Riguardo la smaterializzazione delle distanze, io sono del parere che questo abbia portato a un concetto di velocità da intendersi come accezione negativa del termine;questo genere di velocità è creata dal computer che annulla le distanze(nei rapporti uomo-uomo e uomo-luogo)e altera la qualità di un progetto(disegnando a mano il progetto è piu conosciuto,piu controllato, perlomeno dimensionalmente).Ma la causa di tutto non è il computer,che va inteso come un mezzo(l'offerta),ma la società (la domanda) che tende a fagocitare tutto per ottenere il massimo profitto nel minor tempo possibile a scapito di cosa?....
della "Qualità di uno spazio" dunque di un'architettura.
Marketto

Maurizio Arturo ha detto...

Non sono d'accordo.

Essendo il disegno assistito un mezzo, non può avere colpe, può solo essere usato in modo sbagliato.
Così torniamo all'annoso problema matita v.s. mouse (che se vi interessa potete trovare nel post del 12 Ottobre 2008).

Abbiamo ancora molto da imparare per usare il computer in modo corretto, ma io confido che può solo portare a buoni risultati.
Alcuni edifici non sarebbero mai stati realizzati senza l'aiuto dei CAD, consentono una gestione dello spazio nettamente superiore a quella di Mente-Matita-Carta.
Fa parte della nostra evoluzione che essendo un'evoluzione protetica e non biologica (come negli animali), ci porta a non poter evitare le possibilità dateci dal supporto mentale di un computer.

Mi voglio anche sbilanciare:"All'Architettura non basta più la qualità dello spazio, serve anche una qualità del tempo".

Essendo l'Architettura il "racconto dell'umanità", credo che non possa evitare di narrare anche l'informatica e le telecomunicazioni che stanno cambiando sempre più il nostro mondo e noi stessi.

Difendo a spada tratta sia l'informatica a sostegno della progettazione (quindi disegno assistito, programmi di calcolo strutturale, impiantistico, ecc.) che oramai sono, volenti o nolenti, indispensabili; non meno l'informatica di tutti i giorni, quella a che viene raccontata (ed utilizzata) poco nell'architettura dei nostri giorni, magari solo per ignoranza di alcuni importanti progettisti che poco conosco di informatica e di Domotica.

Anonimo ha detto...

Ok visioni completamente diverse, ma una cosa però credo converrai ad affermare che cio che hai detto " l'informatica a sostegno della progettazione (quindi disegno assistito, programmi di calcolo strutturale, impiantistico, ecc.) che oramai sono, volenti o nolenti, indispensabili" porta al Junkspace...dicasi Cinecittà, finzione, cartapesta!
Marketto

Maurizio Arturo ha detto...

Ma che colpa ne ha l'informatica se viene usata per far cagate?

Anonimo ha detto...

imparato molto